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Autunno caldo.

Espressione giornalistica invalsa per designare il vasto movimento di lotte sindacali per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro sviluppatosi in Italia sullo scorcio del 1969. Le richieste dei sindacati riguardavano un aumento del salario valutabile intorno al 20%, riduzione dell'orario di lavoro a 40 ore settimanali, settimana corta, parità normativa impiegati-operai, riduzione delle qualifiche, diritti sindacali. Al di là però delle richieste sindacali, complessivamente avanzate nel corso della vertenza, l'a.c. è stato un importante banco di prova per verificare la forza e la combattività della classe operaia, la reale egemonia politica del sindacato nei confronti delle masse e infine la capacità di resistenza che la Confindustria avrebbe espresso, specie in una situazione politica precaria (governo monocolore DC). Nel corso della vertenza, la base diede vita a nuove forme di democrazia operaia (come l'assemblea di fabbrica) e di rappresentatività diretta (i delegati di reparto e di linea) con funzioni di controllo nei confronti dei vertici sindacali. Dopo un primo momento di opposizione nei confronti di queste nuove forme rappresentative, i sindacati accettarono il dato di fatto, specie nelle grandi fabbriche (Fiat, Pirelli). Si ritiene in genere che i sindacati siano usciti rafforzati da questo movimento di massa, per la dimostrata capacità di condurre a livello nazionale le lotte, generalizzando certe esperienze avanzate e ponendosi come reale rappresentanza di milioni di operai.